Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/223

Da Wikisource.
ne avrá il forte amor mio. Ma se con l’ira

va congiunta la speme, in che ti offendo,
col piacer che n’ho in fronte? Ah, se mi amassi
Ermione. Se t’amo, Oreste? Io t’amo e dirlo posso,
non moglie ancor. L’altrui perfidia assolve
i miei teneri affetti.
Ma forza di destin vuol ch’ io tutt’opri
per esser infelice.
Oreste. Oh fortunato Pirro!
Ermione. Il suo destino
non t’augurar, che t’odierei.
Oreste. Ma intanto
la man per Pirro, i voti per Oreste.
Ermione. Che far posso altro?
Oreste. In Argo
seguirmi, amar la Grecia, al nostro fianco
trar la vendetta e punir Pirro.
Ermione. E, sposo
d’Andromaca, punirlo? Oh vana, oh tarda
vendetta! Io la ricuso; un sol momento
non saprei vilipesa
sopravviver al torto.
Oreste. Giá a tuo favor parla per tutti Ulisse.
Ermione. Se ne attenda l’evento.
Oreste. E se i giurati
sponsali accetta Pirro?
Ermione. Fará Ermione il dover.
Oresti:. Se li ricusa?
Ermione. Oreste fará il suo.
Oreste. Povero core!
vittima tu sarai d’odio o d’amore.
Ermione. O non m’ami, o poco m’ami,
se mi brami l’altrui rifiuto,
perch’ io poi sia tua mercede.
Il piacer del caro oggetto
prima legge è dell’affetto,
primo impegno è della fede.