Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/240

Da Wikisource.

SCENA V

Pirro con Telemaco in mezzo le sue guardie e i sopraddetti.

Pirro. O l’altrui viva, o il figlio tuo pur mora.

Ulisse. Pirro in mio danno?
Andromaca. Ah, mio signor, soccorri
la desolata Andromaca. Qui altr’armi
non ho contra furor che inutil pianto.
Pirro. Hai l’amor mio. Prendi coraggio e speme.
Ulisse. Oh Telemaco incauto, ove sei corso?
Telemaco. Per salvare il germano, in braccio a Pirro.
Pirro. Pietá si generosa
tutt’altro esigeria che ferri e piaghe.
Ma a te spetta esser padre, ed io sol quanto
vorrai sarò crudele.
Ulisse. Pirro, se ben m’avvidi
che avevi in cor la nimistá co’ greci,
non credei che in Ulisse
ti fosse in grado esercitar le prime
ostilitá, quel sacro
titolo profanando, in cui sostengo
di tanti re le veci.
Pirro. Il titolo che ostenti
non ti concede impunitá all’oltraggio.
Ulisse. La Grecia in Astianatte ha il suo nimico.
Pirro. E l’innocente in Pirro ha il suo sostegno.
Ulisse. Vorrai che in civil guerra ardan tuoi regni?
Pirro. Guerra pria che servaggio.
Ulisse. Val tante morti un solo?
Pirro. Egli a Ulisse or varria quella d’un figlio?
Andromaca. (Tra la speme e la tema or sorgo, or manco.)
Ulisse. Me l’onor mio, me della patria il zelo
empie cosi che quasi
ho dolor d’esser padre. Orsú, si salvi