Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/257

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(118-119) pensieri 229

vuole ardire per abbracciare il partito ovvio e inculcato dalle leggi, dalla natura e dall’opinione sociale, cioè quello della virtú, ma bensí per entrare nel partito odioso del vizio. Il fatto però sta che era già venuto anche per Roma il tempo che la politica dovea prevalere al coraggio, come ora e in tutti i tempi corrotti (9 giugno 1820).


*   Altro è primitivo, altro è barbaro. Il barbaro è già guasto, il primitivo ancora non è maturo.


*   Non bisogna credere che un popolo non sia barbaro, perché non somiglia ad altri barbari (come se i maomettani non fossero barbari, perché non sono antropofagi). Vedete quante sorte di barbarie si trovano al mondo, laddove la natura è una sola. Perché questa ha leggi immutabili e fisse, ma la corruttela varia infinitamente secondo le cagioni e le circostanze, vale a dire i costumi, le opinioni, i climi, i caratteri nazionali ec. ec. (9 giugno 1820).


*   Una gran differenza tra la legge di natura e le leggi civili è questa, che la legge civile o umana si può dimenticare o per (119) distrazione o per altro e infrangerla senza leder la coscienza, come s’io mangio carne non ricordandomi che sia giorno di magro, o anche ricordandomene, ma per distrazione, laddove la legge naturale non ammette distrazione, e non può accadere che uno la infranga non credendo, perch’ella ci sta sempre nel cuore come un istinto che ci avverte continuamente e il quale non è soggetto a dimenticanze.


*   La naturalezza dello scrivere è così comandata, che posto il caso che per conservarla bisognasse mancare alla chiarezza, io considero che questa è come di legge civile e quella come di legge naturale, la qual