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242 | pensieri | (134-135) |
anonima, cioè di esser celebrato senza che si sapesse il tuo nome, perché quella fama ti parrebbe piuttosto generica che tua propria, cosí proporzionatamente desideri ch’ella sia sulle bocche di quelli presso i quali, conoscendoti piú intimamente e particolarmente, la tua stima viene ad essere piú individuale e propria tua, perché si applica a tutto te, che sei loro noto minutamente. E viene anche ciò dalla inclinazione che tutti abbiamo per li nostri simili, onde non saremmo soddisfatti di una fama acquistata appresso una specie di animali diversa dall’umana e cosí venendo per gradi, poco ci cureremmo di esser famosi fra i lapponi o gl’irocchesi, essendo ignoti ai popoli colti; e non saremmo contenti di una celebrità francese o inglese, essendo sconosciuti ai nostri italiani; e cosí finalmente arriveremo ai nostri propri cittadini, e anche alla nostra famiglia. Aggiungete le tante relazioni che si hanno o si sono avute colle persone piú attenenti alla nostra, le emulazioni, le gare, le invidie, le contrarietà avute, le amicizie fatte ec. ec., alle quali cose tutte applichiamo il sentimento che ci cagiona la nostra gloria o qualunque vantaggio acquistato. In somma (135) la cagione è l’amore immediato di noi stessi, e non della nostra patria. Vedi p. 536, capoverso 2.
* Io non credo molto a quello che dice Montesquieu, Dialogue de Sylla et d’Eucrate, particolarmente p. 293-295, per ispiegare il carattere e le azioni di Silla. Questo è il solito errore di creder che gli uomini si formino da principio un piano seguito di condotta e seguano sempre un filo di azioni, quando la nostra natura composta di cento passioni è sempre piena d’incongruenze, secondo che questa passione o quell’altra piglia il di sopra. E anche i ragionamenti dell’uomo sono pieni di variazioni, per cui ora ci par conveniente uno scopo ed ora un altro, o volendo arrivare allo stesso scopo cambiamo strada del continuo. So-