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328 | pensieri | (229-230-231) |
stato morto, si lagnasse di lui, e tutto quello che parte sarebbe stato vivo in qualunque circostanza, parte lo era per la natura e l’efficacia del suo governo, se ne lodasse. (31 agosto 1820).
(230)* Dice il Casa (Galateo, c. 3) che non è dicevol costume, quando ad alcuno vien veduto per via, come occorre alle volte, cosa stomachevole, il rivolgersi a’ compagni e mostrarla loro. E molto meno il porgere altrui a fiutare alcuna cosa puzzolente, come alcuni soglion fare, con grandissima istanza pure accostandocela al naso e dicendo: Deh sentite di grazia come questo pute. Non solo dunque il piacere che si prova, ma anche alcuni incomodi (oltre i dolori delle sventure ec.), si vogliono quasi per naturale inclinazione partecipare agli altri; e questa partecipazione ci diletta e ci dà pena il non conseguirla. Ne inferirai che dunque l’uomo è fatto per vivere in società. Ma io dico anzi che questa inclinazione o desiderio, benché paia naturale, è un effetto della società, bensí effetto prontissimo e facile, perché si dimostra anche ne’ fanciulli e forse piú spesso che negli adulti. Vedi p. 208 e 85 fine (4 settembre 1820).
* Intertenere è composto di una preposizione totalmente latina inter, che gl’italiani dicono tra, onde trattenere ch’è quasi una traduzione d’intertenere. E come trattenere manifesta origine italiana, cosí l’altro verbo si dimostra palesemente per derivato dal latino a noi, non essendo verisimile che gli antichi italiani inventassero una parola di questa forma. Interporre, intercedere, interregno, sono parimente derivate dall’antico latino.
* Ἔλεγε δὲ (Socrate) καὶ ἓν μόνον ἀγαθὸν εἶναι, τὴν ἐπιστήμην καὶ ἓν μόνον κακὸν, τὴν ἀμαθίαν, dice il Laerzio in Socrate l. 2. segm. 31. Oggidí possiamo dire