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(285-286) pensieri 367

ture della sua prole. Ma ora si potrebbe rispondere: per non procreare dei malvagi: per non dare al mondo altri malvagi (17 ottobre 1820).


*   La speranza, cioè una scintilla, una goccia di lei, non abbandona l’uomo, neppur dopo accadutagli la disgrazia la piú diametralmente contraria ad essa speranza e la piú decisiva (18 ottobre 1820).


*   Si può applicare alla poesia (come anche alle cose che hanno relazione o affinità con lei) quello che ho detto altrove: che alle grandi azioni è necessario un misto di persuasione e di passione o illusione. Cosí la poesia, tanto riguardo al maraviglioso, quanto alla commozione o impulso di qualunque genere, ha bisogno di un falso che pur possa persuadere, non solo secondo le regole ordinarie della verisimiglianza, ma anche rispetto ad un certo tal quale convincimento che la cosa stia o possa stare effettivamente cosí. Perciò l’antica mitologia, o (286) qualunque altra invenzione poetica che la somigli, ha tutto il necessario dalla parte dell’illusione o passione ec., ma mancando affatto dalla parte della persuasione, non può piú produrre gli effetti di una volta, e massime negli argomenti moderni; perché negli antichi l’abitudine ci procura una tal quale persuasione, principalmente quando anche il poeta sia antico, perché immedesimatasi in noi l’idea di quei fatti, di quei tempi, di quelle poesie ec., con quelle finzioni, queste ci paiono naturali e quasi ci persuadono, perché l’assuefazione c’impedisce quasi di distinguerle da quei poeti, tempi, avvenimenti ec., e cosí macchinalmente ci lasciamo persuadere quanto basta all’effetto, che la cosa potesse star cosí. Ma applicate nuovamente le stesse o altre tali finzioni, sia ad altri argomenti antichi, sia massimamente a soggetti moderni o de’ bassi tempi ec., ci troviamo sempre un non so che di arido e di falso, perché manca la tal