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pensieri |
(283-284-285) |
* Qualunque uomo nuovo tu veda, purch’egli viva nel mondo, tu sei certo di non errare, tenendolo subito per un malvagio, qualunque sia la sua fisonomia, le maniere, il portamento, le parole, le azioni ec. E chi vuol mettersi al sicuro deve subito giudicarlo per tale, e appresso a poco non troverà mai di avere sbagliato veramente, non ostante che tutte le apparenze gli possano dimostrare il contrario per lunghissimo tempo. Nello stesso modo e per la stessa ragione è pur troppo acerbissima oggidí la condizione dell’uomo da bene che si unisce in matrimonio. Perché s’egli non intende di portare e far sempre vivere i suoi figli nelle selve, deve tenere per indubitatissimo (284) fino da quel primo punto che il suo matrimonio non frutterà al mondo altro che qualche malvagio di piú. E questo non ostante qualunque indole, qualunque cura o arte di educazione ec. Perché, da che un uomo qualunque dovrà entrare nella società, è quasi matematicamente certo che dovrà divenire un malvagio, se non tutto a un tratto, certo a poco a poco; se non del tutto, certo in gran parte, a proporzione degli ostacoli ch’esso gli opporrà, ma che in tutti i modi certamente saranno vinti. E parimente dovrebb’esser dolorosissimo per l’uomo da bene il considerare nel mentre che alleva i suoi figli, che qualunque sua cura, qualunque immaginabile speranza di virtú ch’egli ne possa concepire, è certissimo per infallibile e continua esperienza, che saranno, almeno in gran parte, inutili e vane. Sicché tutto quello che può ragionevolmente sperare e cercare il buon educatore, è d’istillare ne’ suoi figli tanta dose di virtú, che venendo senza fallo a scemare, pur ne resti qualche poco, a proporzione della prima quantità. Questa sarebbe ben altra risposta da darsi a chi vi consigliasse d’ammogliarvi o v’interrogasse perché non l’abbiate fatto. Al che Talete interrogato (285) da Solone, dicono che rispondesse col mostrargli le inquietudini e i dolori del padre per li pericoli o le sven-