Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/422

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394 pensieri (328-329)

e si prefiggeva per fine, cioè la felicità? e la felicità dell’uomo, il quale tiene evidentemente il primo rango nell’ordine delle cose di quaggiú? Come ha ripugnato con ogni sorta di ostacoli a quello ch’ella cercava? Ma l’uomo dovea ben tenere il primo rango e lo terrebbe anche in quello stato naturale che noi consideriamo come brutale; non però dovea mettersi in un altr’ordine di cose e considerarsi come appartenente ad un’altra categoria e porre la sua dignità, non nel primeggiare tra gli esseri, come avrebbe sempre fatto, ma nel collocarsi assolutamente fuori della loro sfera e regolarsi con leggi a parte e indipendenti dalle leggi universali della natura (14 novembre 1820).


*   È osservabile, nella differenza tra i giuochi greci e i romani, la naturalezza dei primi che combattevano nella lotta, nel corso ec., appresso a poco coi soli strumenti datici dalla natura, laddove i romani colle spade e altri istrumenti artifiziali. E quindi la diversa destinazione di quei giuochi, (329) diretti presso gli uni ad ingrandir quasi la natura ed eccitare le grandi immagini, sentimenti ec., presso gli altri o al semplice sollazzo o all’addestramento militare. Cosí che quelli andavano alla sorgente universale delle grandi imprese, questi si fermavano ad un mezzo particolare. E questa differenza è anche piú notabile in ciò che gli spettacoli greci erano eseguiti da uomini liberi per amor di gloria. Quindi l’effetto favorevole all’entusiasmo, l’eccitamento, l’emulazione, gli esercizi preparatorii ec. Gli spettacoli romani erano eseguiti da’ servi. Quindi non altro effetto utile che l’avvezzar gli occhi e l’animo agli spettacoli e pericoli della guerra: utilità parziale e secondaria, non generale e primitiva come l’altra. Nel che forse si potrà anche notare la differenza tra un popolo libero e padrone, e un popolo libero bensí, ma non padrone, se non di se stesso, com’era il greco. Vedi p. 360, capoverso 2.