Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/473

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(399-400) pensieri 445

loro: Quis enim indicavit tibi quod nudus esses, nisi quod ex ligno de quo praeceperam tibi ne comederes, comedisti? (III, 11). Questi luoghi suggerirebbero vaste osservazioni sulla legge naturale, pretesa innata. In sostanza è chiaro: 1°, che la decadenza dell’uomo consisté nella decadenza dallo stato naturale o primitivo, giacché subito dopo il peccato l’uomo provò una contraddizione colla sua natura, vergognandosi della nudità, ossia del modo nel quale era stato fatto: vergogna, e per conseguenza dovere, che non esisteva innanzi alla corruzone. 2°, Che questa decadenza o corruzione in luogo di consistere in quella della ragione, fu anzi cagionata dal sapere, giacché l’uomo allora seppe quello che prima non sapeva e non avrebbe saputo né dovuto sapere, cioè di esser nudo. Quando aprirono gli occhi, come dice la Genesi, allora conobbero di esser nudi, e si vergognarono della loro natura (contro quello che prima era  (400) avvenuto), e decaddero dallo stato naturale, o si corruppero. Dunque l’aprir gli occhi, dunque il conoscere fu lo stesso che decadere o corrompersi; dunque questa decadenza fu decadenza di natura, non di ragione o di cognizione. 3°, Che l’uomo naturale sarebbe vissuto come gli altri animali senza vestimenti. Questo è un gran colpo, tanto alla pretesa legge di natura, ingenita ed essenziale, quanto alla pretesa necessità o naturale e primordiale e sostanziale disposizione dell’uomo alla società. Una gran parte del bisogno che l’uomo ha dell’aiuto scambievole, che il bambino ha per lungo tempo de’ genitori, consiste ne’ vestimenti. Di piú, una gran parte del bisogno che l’uomo ha di una certa arte, di un certo uso della sua ragione, consiste nel bisogno de’ vestimenti.

4°. Quanto alla società, non quella primitiva e tenue e comune anche agli animali, che ho definita di sopra, ma quella intera e bisognosa di leggi, di costumi, di riti, di potere e sudditi, di comando e