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(734-735-736) pensieri 157

vamente propria di questo secolo, come la vera e semplice (voglio dire non mista) poesia immaginativa fu unicamente ed esclusivamente propria de’ secoli omerici o simili a quelli in altre nazioni. Dal che si può ben concludere che la poesia non è quasi propria de’ nostri tempi, e non farsi maraviglia, s’ella ora langue, come vediamo, e se è cosí raro, non dico un vero poeta, ma una vera poesia. Giacché il sentimentale è fondato e sgorga dalla filosofia, dall’esperienza, dalla cognizione  (735) dell’uomo e delle cose, insomma dal vero, laddove era della primitiva essenza della poesia l’essere ispirata dal falso. E considerando la poesia in quel senso nel quale da prima si usurpava, appena si può dire che la sentimentale sia poesia, ma piuttosto una filosofia, un’eloquenza, se non quanto è piú splendida, piú ornata della filosofia ed eloquenza della prosa. Può anche esser piú sublime e piú bella, ma non per altro mezzo che d’illusioni, alle quali non è dubbio che anche in questo genere di poesia si potrebbe molto concedere e piú di quello che facciano gli stranieri (8 marzo 1821).


*    La lingua greca da’ suoi principii fino alla fine, non lasciò mai di arricchirsi e acquistar sempre, massimamente nuovi vocaboli. Non è quasi scrittor greco di qualsivoglia secolo, che venga nuovamente in luce, il quale non possa servire ad impinguare il vocabolario greco di qualche novità.  (736) Non è secolo della buona lingua greca (la quale si stende molto innanzi, cioè almeno a Costantino, giacché credo che S. Basilio e S. Crisostomo si citino nel glossario, sebbene anche nel vocabolario) ne’ cui scrittori la lingua non si trovi arricchita di nuove voci e anche modi che non si osservano ne’ piú antichi. E questi incrementi erano tutti della propria sostanza e del proprio fondo, giacché la lingua greca fu oltremodo schiva d’ogni cosa forestiera, ma trovava nelle sue radici e nella immensa facilità e copia de’ suoi composti la facoltà