Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/321

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308 pensieri (973-974)

sotto in genere di quello che in ogni altro, o di studi o di qualsivoglia disciplina e professione della vita. Ma nella Francia le circostanze sono opposte; in luogo che vi regni l’inerzia, vi regna l’attività e le ragioni di lei; in luogo che vi regni l’ignoranza, vi regnano tutte le altre maniere di coltura; tutti gli altri studi e tutte le buone discipline e professioni fioriscono in Francia da lungo tempo; la sua posizione geografica e tutte le altre sue circostanze la pongono in continua e viva ed orale relazione co’ forestieri, tanto nell’interno della Francia stessa, quanto fuori. Perché dunque ella si distingue assolutamente dalle altre nazioni nella poca e poco generale coltura delle lingue altrui, vive o morte? Fra le altre cagioni che si potrebbero addurre, io stimo una delle principali quella che ho detto, cioè la difficoltà che oppone la loro stessa lingua all’intelligenza e sentimento delle altre e l’insufficienza dello strumento che hanno per procacciarsi e la cognizione e il gusto delle lingue altrui.  (974)

Una celebre dama irlandese morta pochi anni fa (lady Morgan) riferisce come cosa notabile, che, di tanti emigrati francesi che soggiornarono sí lungo tempo in Inghilterra, nessuno, o quasi nessuno, quando tornarono in Francia coi Borboni, aveva imparato veramente l’inglese, né poteva portar giudizio se non incompleto, inesatto, anzi spesso stravagantissimo e ridicolo, sopra la lingua e letteratura inglese; sebbene tutte erano persone ottimamente allevate e ornate, qual piú qual meno, di buoni studi.

Io non intendo con ciò di detrarre, anzi di aggiungere alla gloria di quei dottissimi e sommi letterati francesi che, malgrado tutte le dette difficoltà, facendosi scala da una ad altra lingua, mediante lunghi, assidui, profondi studi delle altrui lingue e letterature, mediante i viaggi, le conversazioni ec., sono divenuti cosí padroni delle lingue e letterature