Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/320

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(971-972-973) pensieri 307

vedere ch’è diversissima e in molte parti contraria a quelle due le quali non isdegnano di proporsi per modello e norma e citare al loro tribunale e confronto ec.; viene ch’essi credono di gustarle pienamente e di giudicarne perfettamente ec.

Ciascuno straniero è soggetto a cadere in errore giudicando dei pregi o difetti di una lingua altrui, morta o viva, massime de’ piú intimi e reconditi e particolari; e cosí giudicando di quei pregi o difetti  (972) di un’opera di letteratura straniera che appartengono alla lingua e di tutta quella parte dello stile (ed è grandissima e rilevantissima parte) che spetta alla lingua o ci ha qualche relazione per qualunque verso. Ma i giudizi de’ francesi sopra questi soggetti, e de’ francesi anche piú grandi e acuti e stimabili, sono quasi sempre falsi, in maniera che per lo piú la falsità loro va in ragione diretta della temerità ed assurance con cui sono ordinariamente pronunziati; vale a dire ch’è somma. E ordinariamente i francesi, quando parlano di certe intimità delle letterature straniere appartenenti a lingua, fanno un arrosto di granciporri. Questo quanto al gustare. Quanto all’intendere, il fatto non è meno conforme alle mie osservazioni. Perché la francese insieme coll’italiana è senza contrasto la nazione meno letterata in materia di lingue, sia lingue antiche classiche, cioè greca e latina (nelle quali la Francia non può in nessun modo paragonarsi all’Inghilterra, Germania, Olanda ec), sia lingue vive, delle quali la maggior parte de’ francesi si contenta di essere ignorantissima o di saperne quanto basta per usurpare il diritto di sparlarne, e giudicarne a sproposito e al rovescio. Nell’Italia (dove però l’ignoranza non è tanto compagna della temerità)  (973) il poco studio delle lingue morte o vive nasce dalla misera costituzione del paese e dalla generale inerzia che, non senza troppo naturali e necessarie cagioni, vi regna. Ed ella non è piú al di