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Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/411

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398 pensieri (1091-1092-1093)



*    Alla p. 1087. Eccetto alcuni ben pochi, come Descartes, Pascal ec. ed altri tali, nessuno de’ quali appartiene propriamente alla provincia del genio, anzi a quelle cose che lo distruggono, cioè alle scienze ed al vero, tanto piú nemico del genio, quanto piú profondo e riposto, benché non iscavato né scoperto se non dal genio (26 maggio 1821).  (1092)


*   Alla p. 894, margine. Riferite pure agli stessi principii il danno, le stragi, la miseria, l’impotenza, per esempio, dell’Italia ne’ bassi tempi, di quell’Italia ch’era per altro animata di sí vivo, sí attivo e spesso sí eroico amor di patria, ma di patria oscura, debole, piccola, cioè le repubblichette e le città e le terre nelle quali era divisa allora la nazione, formando tante nazioni, tutte, com’é naturale, nemiche scambievoli. Dal che nasceva l’oscurità, la debolezza, la piccolezza delle virtú patrie e il poco splendore dello stesso eroismo esistente. Riferite agli stessi principii, cioè alla soverchia divisione e piccolezza e alla conseguente moltiplicità delle nimicizie, il famosissimo danno e l’estrema miseria del sistema feudale. Riferitevi parimente il danno riconosciuto da tutti i savi oggidí nel soverchio amore delle patrie private, cioè delle città, ovvero anche delle provincie natali. Danno purtroppo ed evidente e gravissimo oggi in Italia, per naturale conseguenza della sua divisione, non solo statistica o territoriale (come ogni regno ec.) ma politica. Ed è osservabile che l’amor patrio (intendo delle patrie private) regna oggi in Italia tanto piú fortemente e radicatamente, quanto è maggiore o l’ignoranza o il poco commercio o la piccolezza di ciascuna città o terra o provincia, come la Toscana; insomma, in proporzione  (1093) del rispettivo grado di civiltà e di coltura. E in alcune delle piú piccole città d’Italia l’amor patrio e l’odio de’ forestieri è veramente accanito. E cosí proporzionatamente in Toscana, paese pur