Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/89

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76 pensieri (584-585-586)

potuto accadere se tutto quello che era non avesse potuto non essere, né essere, né andare altrimenti. Il qual effetto è lo scopo della ragione e de’ presenti sistemi, sempre diretti a rendere impossibile il contrario, se il sistema appartiene alla pratica, e a dimostrare impossibile il contrario, se il sistema appartiene alla speculativa.

Questa pure è una gran fonte di errori ne’ filosofi, massime moderni, i quali assuefatti all’esattezza e precisione matematica, tanto usuale e di moda oggidí, considerano e misurano la natura con queste norme, credono che il sistema della natura debba corrispondere a questi principii, e non credono naturale quello che non è preciso e matematicamente esatto: quando anzi per lo contrario,  (585) si può dir tutto il preciso non è naturale: certo è un gran carattere del naturale il non esser preciso. Ma il detto errore è fratello di quello che suppone nelle cose il vero, il bello, il buono, la perfezione assoluta.


*    Nella natura e nell’ordine delle cose bisogna considerare la disposizion primitiva, l’intenzione, il come le cose andassero da principio, il come piaccia alla natura che vadano, il come dovrebbero andare; non la necessità, né il come non possano non andare. Ed egli è certissimo che, sebben l’ordine delle cose andava naturalmente nell’ottimo modo possibile e regolarissimamente, contuttociò andava alla buona; e la massima parte delle cagioni corrispondeva agli effetti sufficientemente (che questo si richiede alla provvidenza dell’effetto voluto: la sufficienza della causa), non necessariamente. E ciò non solo negli uomini, ma negli animali e in tutti gli altri ordini di cose. E perciò appunto si trovano e accadono tuttogiorno nel mondo tanti inconvenienti, aberrazioni, accidenti particolari contrari all’ordine generale: e non parlo già di quelli soli che derivano da noi, ma di quelli indipendenti  (586)