Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/129

Da Wikisource.
(1363-1364-1365) pensieri 115

Erode Attico, benché trattino di oggetti si  (1364) può dir tutti e del tutto romani (21 luglio 1821).


*    Noi facilmente ci avvezziamo a giudicar piccole o compensabili ec. le disgrazie che ci accadono, le privazioni ec., perché conosciamo e sentiamo il nulla del mondo, la poca importanza delle cose, il poco peso degli uomini che ci ricusano i loro favori ec. Viceversa gli antichi; i quali giudicavano tanto importanti le cose del mondo e gli uomini, da credere che i morti e gl’immortali se ne interessassero sopra qualunque altro affare (21 luglio 1821).


*    Sopravvenendo un mal minore a un maggiore, o viceversa, sogliamo dire, Se potessi liberarmi, ovvero, Se non mi travagliasse questo male cosí grave, terrei per un nulla questo leggero. E accadrebbe in verità l’opposto, che ci parrebbe assai maggiore che or non ci pare (21 luglio 1821).


*    La facoltà imitativa è una delle principali parti dell’ingegno umano. L’imparare in gran parte non è che imitare. Ora, la facoltà d’imitare non è che una facoltà di attenzione esatta e  (1365) minuta all’oggetto e sue parti e una facilità di assuefarsi. Chi facilmente si assuefà, facilmente e presto riesce ad imitar bene. Esempio mio, che con una sola lettura riusciva a prendere uno stile, avvezzandomicisi subito l’immaginazione e a rifarlo ec. Cosí leggendo un libro in una lingua forestiera, m’assuefaceva subito dentro quella giornata a parlare anche meco stesso e senza avvedermene in quella lingua. Or questo non è altro che facoltà d’imitazione, derivante da facilità di assuefazione. Il piú ingegnoso degli animali e piú simile all’uomo, la scimia, è insigne per la sua facoltà e tendenza imitativa. Questa principalmente caratterizza e distingue il suo ingegno da quello delle altre