Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/198

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184 pensieri (1477-1478-1479)

mia opinione. Le lingue primitive piuttosto dovevano significar molte cose con una sola parola, che aver molte parole ec. da significare una stessa cosa. Formandosi a poco  (1478) a poco le lingue, e modificandosi in mille guise le prime scarsissime radici, per adattarle stabilmente e distintamente alle diverse significazioni, le lingue vennero a crescere, le parole (non radicali, ma derivate o composte) a moltiplicarsi infinitamente, si acquistò la facoltà di esprimere colla favella e colla scrittura sino alle menome differenze, varietà, specie, accidenti ec. delle cose, ma i sinonimi, se non forse qualcuno per caso o per commercio con altre lingue, ancora non esistevano. Ciascuna parola che si formava modificando le prime radici o le altre parole già formate; ciascun genere costante di modificazioni, derivazioni, inflessioni, composizioni, formazioni che s’introduceva come quello de’ verbi frequentativi o diminutivi presso i latini ec., aveva per oggetto di arricchir la lingua ed accrescerne la potenza, non colla meschina facoltà di poter dire una stessissima cosa in piú modi, ma con quella importantissima di poter distintamente significare le menome differenze delle cose, differenze o già note fin da principio, ma non sapute esprimere ovvero osservate solamente col tempo: o anche idee nuove ec.  (1479) Quindi nasceva una grandissima varietà nelle lingue, ben piú sostanziale di quella che deriva dall’uso dei sinonimi. Giacché se per mezzo di questo noi possiamo ad ora ad ora, capitandoci la stessa cosa da dire, variare il modo di esprimerla, agli antichi capitava assai di rado la stessa cosa, e quindi la necessità della stessa parola, perché ogni menoma differenza che la cosa da esprimersi avesse con la cosa già detta bastava per mutarne il segno, e la lingua somministrava puntualmente una diversa e propria espressione di quella benché leggerissima differenza.