Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/197

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(1476-1477) pensieri 183

parole ec., se anche derivano dall’antiche lingue anteriori all’uso della latina ne’ diversi paesi ec., non ponno essersi conservate se non passando pel volgare latino, il quale ebbe pur certo i suoi idiotismi provinciali, com’é noto, e come ho detto altrove parlando dei dialetti latini (9 agosto 1821).


*    La maggior parte degli uomini in ultima analisi non ama e non brama di vivere se non per vivere. L’oggetto reale della vita è la vita e lo strascinare con gran fatica su e giú per una medesima strada un carro pesantissimo e vòto (10 agosto 1821).  (1477)


*   Non v’é infelicità umana la quale non possa crescere. Bensí trovasi un termine a quello medesimo che si chiama felicità. Può trovarsi un uomo perfettamente fortunato, che nulla possa desiderare di piú, la cui felicità non possa piú stendersi. Augusto era in questo caso. Ma un uomo tanto infelice, che non possa immaginarsi maggiore infelicità, infelicità non solamente fantastica, non solamente possibile, ma realizzata bene spesso in questo o quell’individuo, per quella o per questa parte; un tal uomo non si dà. La fortuna può dire a molti — io non ho maggior potere di beneficarti — , ma nessuno può mai vantarsi e dire alla fortuna — tu non hai forza di nuocermi davantaggio e di aumentare i miei dolori — . Può mancar che sperare, ma nessuno mancherà mai di che temere. La disperazione stessa non basta ad assicurar l’uomo. Nessuno può vantarsi o sdegnarsi con verità dicendo: io non posso essere piú infelice di quel che sono (10 agosto 1821).


*   Molto s’é disputato circa i sinonimi.1 Ecco la

  1. Molte cose e da molti sono state dette in proposito delle voci sinonime, altri negando che ve n’abbia effettivamente, altri affermando; e questo e quello chi d’una, chi d’altra lingua, e chi di tutte in genere.