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Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/217

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(1509-1510-1511) pensieri 203

derar come tale, benché  (1510) divenga poi bella, non mai o non senza difficoltà potrà piacerci, quando non vi siano altre cause particolari; e forse massimamente se l’abbiamo sempre veduta crescere e formarsi. Tanto può l’opinione sull’idea del bello ec. (17 agosto 1821). Vedi p. 1521.


*    Il bambino non ha idea veruna di quello che significhino le fisonomie degli uomini, ma cominciando a impararlo coll’esperienza comincia a giudicar bella quella fisonomia che indica un carattere o un costume piacevole ec. e viceversa. E bene spesso s’inganna giudicando bella e bellissima una fisonomia d’espressione piacevole ma per se bruttissima, e dura in questo inganno lunghissimo tempo e forse sempre, a causa della prima impressione; e non s’inganna per altro se non perché ancora non ha punto l’idea distinta ed esatta del bello e del regolare, cioè di quello ch’é universale, il che egli ancora non può conoscere. Frattanto questa significazione delle fisonomie, ch’é del tutto diversa dalla bellezza assoluta e non è altro che un rapporto messo  (1511) dalla natura fra l’interno e l’esterno, fra le abitudini ec. e la figura; questa significazione, dico, è una parte principalissima della bellezza, una delle capitali ragioni per cui questa fisonomia ci produce la sensazione del bello e quella il contrario. Non è mai bella fisonomia veruna che non significhi qualche cosa di piacevole (non dico di buono né di cattivo, e il piacevole può bene spesso, secondo i gusti e le diverse modificazioni dello spirito, del giudizio e delle inclinazioni umane esser anche cattivo); ed è sempre brutta quella fisonomia che indica cose dispiacevoli, fosse anche regolarissima. Si conosce ch’ella è regolare, cioè conforme alle proporzioni universali ed a cui siamo avvezzi, e nondimeno si sente che non è bella. Ma ordinariamente, com’é naturale, la regolarità perfetta della fisonomia indica qualità