Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/28

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14 pensieri (1223-1224-1225)

ripugnanza avrebbero usata nella filosofia la nomenclatura fabbricata in Italia. Ma avendo lasciato far tutto agli stranieri ed arrivar questa scienza a sí alto grado senza quasi nessuna opera nostra, o dobbiamo seguitare a non curarla, ignorarla e non trattarla o, volendo trattarla, ci conviene adottare quella nomenclatura che troviamo già stabilita e generalmente intesa, fuor della quale non saremmo bene intesi né dagli stranieri né da’ nostri medesimi, come apparisce dalle sopraddette ragioni. Alle quali aggiungo come corollario, dimostrato dal fatto, che tutte quelle parole che  (1224) hanno espressa precisamente e sottilmente un’idea sottile e precisa, di qualunque genere e in qualunque ramo delle cognizioni, sono state o sempre o quasi sempre universali ed usate in qualsivoglia lingua da tutti quelli che hanno concepita e voluta significare quella stessa idea strettamente. E quella tale idea è passata dal primo individuo che la concepí chiaramente agli altri individui e alle altre nazioni non altrimenti che in compagnia di quella tal parola. Appunto perché questa fina precisione di significato non deriva né può derivare se non da una stretta e appositissima convenzione, difficilissima a rinnovare e a moltiplicare secondo le lingue.

Per tutte queste ragioni, sarebbe opera degna di questo secolo ed utilissima alle lingue non meno che alla filosofia un vocabolario universale europeo, che comprendesse quelle parole significanti precisamente un’idea chiara sottile e precisa, che sono comuni a tutte o alla maggior parte delle moderne lingue cólte. E massimamente quelle parole che appartengono a tutto quello che oggi s’intende sotto il nome di filosofia ed a tutte le cognizioni ch’ella abbraccia. Giacché le scienze materiali o le scienze esatte non hanno tanto bisogno di questo servigio, essendo bastantemente riconosciute e fisse le loro nomenclature, e le idee che queste significano non essendo cosí facili  (1225) o a sfuggire