Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/286

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272 pensieri (1623-1624-1625)

spesso rubano a quello per donare a questi, senza nessun profitto proprio (4 settembre 1821).


*   Si danno certe combinazioni di naturale  (1624) o di circostanze, che distinguono notabilmente un carattere dall’ordinario, senza molto o punto innalzarlo o abbassarlo al disopra, o al disotto degli altri (4 settembre 1821).


*   La legge naturale varia secondo le nature. Un cavallo che non è carnivoro giudicherà forse ingiusto un lupo che assalga e uccida una pecora, l’odierà come sanguinario e proverà un senso di ribrezzo e d’indignazione abbattendosi a vedere qualche sua carnificina. Non cosí un lione. Il bene e il male morale non ha dunque nulla di assoluto. Non v’è altra azione malvagia, se non quelle che ripugnano alle inclinazioni di ciascun genere di esseri operanti, né sono malvage quelle che nocciono ad altri esseri, mentre non ripugnino alla natura di chi le eseguisce (4 settembre 1821).


*   Alla p. 1602. Gli antichi intendevano molto bene questa verità che dovrebb’essere il fondamento della scienza medica. I greci, quasi autori della medicina dicevano ἀσϑένεια, cioè debolezza ogni genere d’infermità, ed ἀσϑενεῖν l’esser malato. Ed anche oggi i medici chiamano con termine greco stenia (sarebbe σϑένεια), che suona, come σϑένος, vigore,  (1625) forza, robustezza, il buono stato di salute. ῎Ερῥωμαι, inf. ὲρῥῶσϑαι prospera utor valetudine, non significa propriamente altro se non esser forte, da ῥώννυμι confirmor, corroboror. Cosí εὐρωστία, sanitas, bona valetudo, e i contrari ἀρῥωτία, adversa valetudo, morbus, ἄρῥωστος aegrotus, ὰρῥωστέω aegroto, ὰρῥώστημα aegrotatio, aegritudo, morbus. Cosí dico delle parole latine valere, valetudo, bene o male valere, infirmus, imbecillitas ec. ec. Vedi i dizionari. Tutto ciò che ci cagiona il senso della forza,