Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/328

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314 pensieri (1692-1693-1694)

bella: in un’anima come la sua questa circostanza avrà prodotto mille pensieri e sentimenti sublimi, nuovissimi a scriverli, profondissimi, sentimentalissimi (cosí di Virgilio pretende Chateaubriand): ella amava sopra tutto l’originalità e poco temeva il buon  (1693) gusto (vedi Allemagne, tome I, ch. dernier); ella, come tutti i grandi, dipingeva ne’ suoi romanzi il suo cuore, i suoi casi, e però si serve di donne per li principali effetti; nondimeno si guarda bene di far brutti o men che belli i suoi eroi o le sue eroine. Tutto lo spregiudizio, tutto l’ardire, tutta l’originalità di un autore in qualsivoglia tempo non può giunger fin qua. Che cosa è la bellezza? lo stesso, in fondo, che la nobiltà e la ricchezza; dono del caso. È egli punto meno pregevole un uomo sensibile e grande, perché non è bello? Quale inferiorità di vero merito si trova nel piú brutto degli uomini verso il piú bello? Eppure non solamente lo scrittore o il poeta si deve guardare dal fingerlo brutto, ma deve anche guardarsi da entrare in comparazioni sulla sua bellezza. Ogni effetto svanirebbe se, parlando o di se stesso (come fa il Petrarca) o del suo eroe, l’autore dicesse ch’egli era sfortunato nel tale amore, perché le sue forme o anche il suo tratto e maniere esteriori (cosa al tutto corporea) non piacevano all’amata o perch’egli era men bello di un suo rivale ec. ec. Che cosa è dunque il mondo fuorché  (1694) natura? Ho detto che l’intelletto umano è materiale in tutte le sue operazioni e concezioni. La teoria stessa dell’intelletto si deve applicare al cuore e alla fantasia. La virtú, il sentimento, i piú grandi pregi morali, le qualità dell’uomo le piú pure, le piú sublimi, infinite, le piú immensamente lontane in apparenza dalla materia, non si amano, non fanno effetto veruno se non come materia e in quanto materiali. Divideteli dalla bellezza o dalle maniere esteriori, non si sente piú nulla in essi. Il cuore può bene immaginarsi di amare