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Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/360

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346 pensieri (1746-1747-1748)

È piacevolissima ancora, per le sopraddette  (1747) cagioni, la vista di una moltitudine innumerabile, come delle stelle o di persone ec., un moto moltiplice, incerto, confuso, irregolare, disordinato, un ondeggiamento vago ec., che l’animo non possa determinare né concepire definitamente e distintamente ec., come quello di una folla o di un gran numero di formiche o del mare agitato ec. Similmente una moltitudine di suoni irregolarmente mescolati e non distinguibili l’uno dall’altro ec. ec. ec. (20 settembre 1821).


*   Quelli che immaginarono una musica di colori e uno strumento che dilettasse l’occhio colla loro armonia istantanea e successiva, coll’armonica loro combinazione e variazione ec., non osservarono che la grande influenza dell’armonia musicale sull’anima non è propria dell’armonia in modo, ch’essenzialmente non derivi dal suono o dal canto isolatamente considerato; anzi, considerando la pura natura di essa influenza, essa spetta piú o piú necessariamente al suono e al canto che all’armonia o melodia: giacché il suono o il canto produce (benché per breve tempo) sull’animo qualch’effetto proprio della musica, ancorché separato dall’armonia; non cosí questa, divisa  (1748) da quello, o applicata a suoni o voci che per natura non abbiano alcuna relazione ed influenza musicale sull’udito umano; come il suono di una tavola o di piú tavole, il quale, ancorché fosse modulato e distinto perfettamente ne’ tuoni ed applicato alla piú bella melodia, non sarebbe mai musica per nessuno.

Non è dunque propriamente neppure il suono o la voce, cioè la sensazione dell’orecchio, che la natura ha fatto capace d’influire piacevolmente sull’udito umano, ma solo certi particolari suoni ed oscillazioni di corpi sonori; siccome non tutto ciò che afficit le papille del palato, ma solo quelle cose che le afficiunt in certi tali modi, sono stati dotati dalla