Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/416

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402 pensieri (1847-1848-1849)

se verte 1o, sopra cose inorganizzate, 2o, sopra cose organizzate ma non vive, 3o, sopra enti vivi ma non uomini, 4o, sopra uomini ma non sopra ciò che meglio spetta all’uomo ed a ciascun lettore, cioè le passioni, i sentimenti, insomma l’animo umano (notate queste gradazioni che sono applicabili ad ogni genere di cose e idee piacevoli ed alla mia teoria del piacere); cosí  (1848) la poesia, i drammi, i romanzi, le storie, le pitture ec. ec. non possono durevolmente né molto dilettare se versano sopra uomini di costumi, opinioni, indole ec. ec. e quasi natura affatto diversa dalla nostra, come i personaggi favoriti delle care poesie ec. del Nord, sia per differenza nazionale, sia per eccessiva differenza e stranezza di carattere, come i protagonisti di lord Byron, ed anche per eccessivo eroismo, onde Aristotele non voleva che il protagonista della tragedia fosse troppo eroe (quindi è che se forse da principio interessano per la novità a poco andare annoiano le storie ec. de’ popoli lontani, de’ viaggi ec., e interessano sempre piú proporzionatamente quelle de’ piú vicini, e fra gli antichi de’ latini, greci ed ebrei, a causa che questi sono in relazione con tutto il mondo cólto per la rimembranza ec. della nostra gioventú, studi, religione, letteratura ec. Anche questo però secondo le circostanze degli individui). Da per tutto l’uomo cerca il suo simile, perché non cerca e non ha mai altro scopo che se stesso; e il sistema del bello, come tutto il sistema della vita, si aggira sopra il perno, ed è posto in movimento dalla gran molla dell’egoismo e quindi della similitudine e relazione a se stesso, cioè a colui che deve godere del bello di qualunque genere (5 ottobre 1821).


*   Alla p. 1840, principio. Eccovi infatti, contro quello che a prima vista parrebbe, che le nazioni le piú distinte nell’immaginazione, i popoli meridionali insomma, dalle  (1849) prime tracce che abbiamo della