Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/422

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408 pensieri (1858-1859-1860)

ordine alla metafisica; ma è noto che quel tedesco non fece altro che, colle sue meditazioni lunghe e profonde, coltivare e stabilire ec. una verità già saputa o immaginata da’ pitagorici, da Aristarco di Samo, dal cardinal di Cusa ec. Questo è ciò che sanno fare i tedeschi.


    Da tutto ciò deducete: 1o, L’impotenza e la contraddizione che involve in se ed introduce nell’uomo e nell’ordine delle cose umane la ragione, la quale per far grandi effetti e decisi progressi ha bisogno di quelle stesse disposizioni naturali ch’ella distrugge o n’é distrutta, l’immaginazione e il sentimento. Facoltà generalmente e naturalmente parlando incompatibili con lei, massime dovendo esser questa e quelle in  (1859) grado sommo. Vedete quanto sieno naturali i grandi progressi della ragione, quanto la natura gli abbia favoriti nel fabbricar l’uomo, quanto sia facile e naturale il conseguimento della pretesa perfezione umana. Laddove l’immaginazione e il sentimento non hanno alcun bisogno della ragione. E siccome, sebben questa e quelle sieno qualità naturali, nondimeno quelle si ponno considerar come piú proprie della natura, piú generali, piú perfetti modelli di essa, meglio armonizzanti con lei, piú singolarmente proprie dell’uomo e delle nazioni e de’ tempi naturali, de’ fanciulli ec. cosí vedete la gran superiorità della natura sulla ragione, e su tutto ciò che l’uomo si proccura, si fabbrica, si perfeziona da se stesso e col tempo.

2o, Una nuova prova del come gli stessi effetti nascano da cagioni contrarie. Il fervor dell’immaginazione e la freddezza o mancanza di essa, producono la sottigliezza dello spirito. Sottili i tedeschi, sottilissimi, anzi sofistici, i greci, gli arabi, gli orientali. Vedi p. 1831.  (1860) ed applicala a questo luogo ed osserva come sí in quello che nel nostro caso, trionfi però sempre ciò che deriva da copia di vita, su ciò che nasce da scarsezza (5-6 ottobre 1821).