Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/217

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(2379-2380-2381) pensieri 205

tichi s’insegnava e si professava come ogni altra disciplina, siccome apparisce da molte testimonianze, e fra le altre da Senofonte nel Convito, c. IV, §62.

Aggiungete. Ciascun di noi ha qualche metodo di vita, qualche cosa ch’egli soglia fare ogni giorno, ovvero ogni tanti giorni, a quella tal ora, in quel tal luogo, occasione ec.; ma se questa cosa o azione ci è divenuta, come sono necessariamente moltissime e in qualunque individuo, cosí abituale che noi la facciamo macchinalmente e senza porvi piú nessuna o quasi nessuna  (2380) attenzione, spessissimo c’interverrà che anche poco dopo fatta non ci ricordiamo se l’abbiam fatta o no, massimamente se non vi sia nessuna circostanza o particolare, ovvero ordinaria, ma presente ec. ec. che aiuti in quel momento la memoria (il che si può fare anche riandando di mano in mano le altre operazioni di quel tal tempo, le circostanti, le conseguenze, le antecedenze, ovvero procurando di salire dalle piú vicine alle piú lontane ec.), nel qual caso probabilmente non ce ne potremo ricordare in nessunissimo modo, e l’uomo della piú gran memoria del mondo sarà nella stessissima condizione. Generalmente è nulla o scarsissima la memoria degli atti detti dell’uomo, dei quali ciascuno ne fa giornalmente e continuamente infiniti, né mai se ne ricorda un solo, anche volendo, se qualche particolare impressione non l’aiuta ec. Né solo di questi, ma anche di quelli, che, benché non siano o propriamente o totalmente dell’uomo, si fanno però con pochissima riflessione ed attenzione, e ponendoci poca o nessuna importanza, di questi tali, dopo pochi momenti, non ci ricordiamo o appena ci ricordiamo del come, del quando, del perchè, del se gli abbiamo fatti.  (2381) E generalmente la memoria va sempre in ragion diretta dell’attenzione posta non già alla ricordanza, ma a ciò ch’é il soggetto della ricordanza (1 febbraio 1822).