Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/317

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(2555-2556-2557) pensieri 305

può far altro che patire, e non gode mai un istante di bene e di piacere nell’uso e negli accidenti della vita sociale (6 luglio 1822). A goder della vita è necessario uno stato di disperazione.  (2556)


*   Il grand’uso che gl’italiani (forse anche gli spagnuoli e i francesi) fanno della preposizione compositiva di o dis nel senso negativo (come disamore, disfavorire; e per apocope, in questo e mill’altri casi, sfavorire, disutile e mill’altre da formarsi anche a piacere: vedi la Crusca), essendo molto poco e scarso nel latino scritto (come in dispar, dissimilis, discalceatus, dove il dis nega: vedi il Forcellini in di), e d’altra parte non significando niente in italiano, in francese, in ispagnuolo la detta preposizione per se (la quale sembra venire dal greco δὺς, usata come in δυσέρως, δυσωπία, δυστυχὴς), par che dimostri d’essere stato molto piú comune nel latino volgare di quello che nello scritto e d’aver tenuto il luogo di vera particella negativa, cosí frequente e manuale nella composizione come la greca α privativa, e come lo è la detta particella presso di noi ad arbitrio del parlatore o scrittore che ha bisogno d’un  (2557) qualunque composto che dica il contrario di quel che dice la tale o tal altra radice italiana. Del resto, il dis latino nelle parole dissimilis, dispar, secondo me, ha piú tosto una tal qual forza disgiuntiva, che veramente negativa. E in discalceatus, discingo ec., io credo che propriamente abbia piuttosto la forza del greco ἀπὸ, in composizione (come qui appunto ἀποζωννύω, discingo), e del latino ex pure in composizione (come appunto excalceatus ch’è lo stesso), di quello che la vera forza privativa del greco α che tiene presso di noi, sebbene discalceatus ec. passò poi a significar privativamente senza scarpe. E forse in questa maniera, cioè dalla forza di ἀπὸ e di ex composti, passò la particola dis, presso di noi, al significato assoluto di privazione o ne-