Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/331

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(2584-2585-2586) pensieri 319


*   Nelle parole si chiudono e quasi si legano le idee come negli anelli le gemme, anzi s’incarnano come l’anima nel corpo, facendo seco loro come una persona, in modo che le idee sono inseparabili dalle parole, e divise non sono piú quelle, sfuggono all’intelletto e alla concezione, e non si ravvisano, come accadrebbe all’animo nostro disgiunto dal corpo (27 luglio 1822).  (2585)


*   Ho paragonato altrove gli organi intellettuali dell’uomo agli esteriori, e particolarmente alla mano, e dimostrato che siccome questa non ha da natura veruna facoltà (anzi da principio è inetta alle operazioni piú facili e giornaliere), cosí niuna ne portano gli organi intellettuali, ma solamente la disposizione o possibilità di conseguirne, e questa piú o meno secondo gl’individui. Nello stesso modo io non dubito che, se meglio si ponesse mente, si troverebbero anche negli organi esteriori dell’uomo, per esempio nella mano, molte differenze di capacità, non solo relativamente alle diverse assuefazioni e al maggiore o minore esercizio di detto organo, ma naturalmente e indipendentemente da ogni cosa acquisita; come accade negl’ingegni, che per natura sono qual piú qual meno conformabili e disposti  (2586) ad assuefarsi, cioè ad imparare. E forse a queste differenze si vuole attribuire l’eccessiva e maravigliosa inabilità di alcuni che non riescono (anche provandosi) a saper far colle loro mani quello che il piú degli uomini fanno tuttogiorno senza pure attendervi né anche pensarvi; e l’altrettanto mirabile facilità ch’altri hanno d’imparare senza studio e d’eseguire speditissimamente le piú difficili operazioni manuali, che il piú degli uomini o non sanno fare o non fanno se non adagio e con attenzione. Vero è che si trova molto minor differenza individuale fra la capacità generica della mano di questo o di quello, che fra la capacità