Vai al contenuto

Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/413

Da Wikisource.
(2729-2730-2731) pensieri 401

Vita del Cardinale Pallavicino). Il Buffon sarebbe unico fra’ moderni per il modo elegante di trattare le scienze esatte: ma oltre che la storia naturale si presta all’eleganza piú d’ogni altra di queste scienze; tutto ciò che è elegante in lui, è estrinseco alla scienza propriamente detta  (2730) ed appartiene a quella che io chiamo qui filosofia propria, la quale si può applicare ad ogni sorta di soggetti. Cosí fece il Bailly nell’astronomia. Sempre che usciamo dei termini dottrinali e insegnativi d’una scienza esatta, siamo fuori del nostro caso. La scienza non è piú la materia, ma l’occasione di tali scritture; non s’impara la scienza da esse, né questa fa progressi diretti, per mezzo loro, né riceve aumento diretto dalle proposizioni ch’esse contengono: elle sono considerazioni sopra la scienza (28 maggio, vigilia del Corpus Domini, 1823). I pensieri di Buffon non compongono e non espongono la scienza, non sono e non contengono i dogmi della medesima, o nuovi dogmi ch’esso le aggiunga, ma la considerano, e versano sopra di lei e sopra i suoi dogmi. Si può ornare una materia coi pensieri e colle parole. Tutte le materie sono capaci dell’ornamento de’ pensieri, perché sopra ogni cosa si può pensare, e stendersi col pensiero quanto si voglia, piú o meno lontano dalla materia strettamente presa. Ma non tutte si possono ornare colle parole. Il Buffon adornò la scienza con pensieri  (2731) filosofici, e a questi pensieri non somministrati ma occasionati dalla storia naturale, applicò l’eleganza delle parole, perch’essi n’erano materia capace. Ma i fisici, i matematici ordinariamente non possono e non vogliono andar dietro a tali pensieri, ma si ristringono alla sola scienza.


     Chiamo qui scienze esatte1 tutte quelle che, ancor-

  1. Le scienze al tutto esatte nel lor modo di dimostrare e nelle loro cognizioni, proposizioni, parti e dogmi, insegnamenti, soggetti ec., come sono le matematiche, lo Speroni (Dialoghi, Venezia, 1596, p. 194, mezzo) le