Pagina:Zibaldone di pensieri VI.djvu/170

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(3773-3774) pensieri 165

antisociale, piú esclusiva per sua natura dello spirito di società, che l’amore estremo verso se stesso, l’appetito estremo di tirar tutto a se, e l’odio estremo verso gli altri tutti? Questi estremi si trovano tutti nell’uomo. Queste qualità sono naturalmente nell’uomo in assai maggior grado che in alcun’altra specie di viventi. Egli occupa nella natura terrestre il sommo grado per queste parti, siccome generalmente egli tiene la sommità fra gli esseri terrestri.

Il fatto dimostra, al contrario di quel che gli altri lo interpretano, che l’uomo è per natura il piú antisociale di tutti i viventi che per natura hanno qualche società fra loro. Da che il genere umano ha passato i termini di quella scarsissima e larghissima società che la natura gli avea destinata, piú scarsa ancora e piú larga che non è  (3774) quella destinata e posta effettivamente dalla natura in molte altre specie di animali; filosofi, politici e cento generi di persone si sono continuamente occupati a trovare una forma di società perfetta. D’allora in poi, dopo tante ricerche, dopo tante esperienze, il problema rimane ancora nello stato medesimo. Infinite forme di società hanno avuto luogo tra gli uomini per infinite cagioni, con infinite diversità di circostanze. Tutte sono state cattive; e tutte quelle che oggi hanno luogo lo sono altresí. I filosofi lo confessano; debbono anche vedere che tutti i lumi della filosofia, oggi cosí raffinata, come non hanno mai potuto, cosí mai non potranno trovare una forma di società, non che perfetta, ma passabile in se stessa. Nondimeno ei dicono ancora che l’uomo è il piú sociale de’ viventi. Per società perfetta non intendo altro che una forma di società, in cui gl’individui che la compongono, per cagione della stessa società, non nocciano gli uni agli altri, o se nocciono, ciò sia accidentalmente, e non immancabilmente; una società i cui individui non cerchino sempre e inevitabilmente di farsi male gli uni agli