Pagina:Zibaldone di pensieri VI.djvu/252

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(3866-3867) pensieri 247

turale, perocch’esse son proprie di una lingua da cui le nostre sono nate ed uscite, e del cui sangue e delle cui ossa queste sono formate. Onde queste tali voci ec. spettano in certo modo all’antichità delle nostre lingue, e riescono in queste quasi come lor proprie voci antiche. Sicché non è senza ragione verissima, se biasimando l’uso o introduzione di voci ec. tolte dall’altre lingue, sieno antiche sieno moderne (eccetto le voci ec. già naturalizzate) lodiamo quella delle voci ec. latine. Perocché quelle, a differenza di queste, sono come di sangue, cosí di aspetto e di effetto straniero e diverso  (3867) da quello delle altre nostre voci, e delle nostre lingue in genere, e del loro carattere ec. La novità tolta prudentemente dal latino, benché novità assolutissima in fatto, è per le nostre lingue piuttosto restituzione dell’antichità che novità, piuttosto peregrino che nuovo; e veramente (anche quando non sia troppo prudente né lodevole) ha piú dell’arcaismo che del neologismo. Al contrario dell’altre novità e degli altri stranierismi ec. E per queste ragioni, oltre l’altre, è ancor ragionevole e consentaneo che la lingua francese sia, com’è, infinitamente men disposta ad arricchirsi di novità tolta dal latino, che nol son le lingue sorelle. Perocché essa lingua è molto piú di queste sformata e diversificata dalla sua origine, degenerata, allontanata ec. Onde quel latinismo che a noi sarebbe convenientissimo e facilissimo, perché consanguineo e materno ec. alla lingua francese, tanto mutata dalla sua madre, riescirebbe affatto alieno e straniero e non materno ec. Meglio infatti generalmente riesce e fa prova e si adatta e s’immedesima e par naturale nella lingua francese la novità tolta dall’inglese e dal tedesco (che agl’italiani e spagnuoli sarebbe insopportabile e barbara) che quella dal latino. Questo può vedersi in certo modo anche ne’ cognomi e nomi proprii inglesi, tedeschi ec., che si nominino nel francese. Paiono sovente e gran