Pagina:Zibaldone di pensieri VI.djvu/304

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(3924-3925) pensieri 299

piú del materiale, e meno dello spirituale, tanto è, propriamente parlando, men vivo, tanto meno partecipa della vita e per quantità e per intensità e grado, tanto ha minor somma e forza di amor proprio, e tanto è meno infelice. Quindi tra’ viventi le specie meno organizzate, avendo un’esistenza piú materiale, e meno di vita propriamente detta, sono meno infelici. Tra le nazioni umane le settentrionali, piú forti di corpo, men vive di spirito, sono meno infelici delle meridionali. Tra gl’individui umani i piú forti di corpo, men delicati di spirito, sono meno infelici. Tra’ vari stati degl’individui, quello per esempio di ebbrietà, benché piú vivo quanto al corpo, essendo però men vivo quanto  (3925) allo spirito (che in quel tempo è obruto dalla materia, e le sensazioni spirituali dalle materiali, e le azioni stesse dello spirito, benché piú forti ec., hanno allora piú del materiale che all’ordinario), e quindi la vita essendo allora piú materiale, e quindi propriamente men vita (come in tempo di sonno o letargo, benché questo sia inerte, e l’ebbrietà piú svegliata ancora e piú attiva talvolta che lo stato sobrio), è meno infelice.

Del resto, egli è ben vero, come ho detto, che la forza del corpo rende il vivente piú materiale, e gl’impedisce o indebolisce l’azione e la passione interna, e quindi scema, propriamente parlando, la vita. Ond’é che, generalmente parlando, quanto nel vivente è maggiore la forza e l’operazione e passione e sensazione del corpo particolarmente detto (sia per natura, o per abito, o per atto), tanto è minore la vita, l’azione e la passione dello spirito, cioè la vita propriamente detta. Ma questo si deve intendere, posta una parità di circostanze nel rimanente. Voglio dire, se il leone ha piú forza di corpo che il polipo, non per questo egli è men vivo del polipo. Perocché egli è nel tempo stesso assai piú organizzato del polipo, e quindi ha molto piú vita. Onde tanto sarebbe falso il conchiu-