Pagina:Zibaldone di pensieri VI.djvu/315

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310 pensieri (3936-3937)

ed effettiva attività corporale (i governi, i costumi, la mancanza di bisogni, lo scemamento di forze, il gusto dello studio ec. ec.), e scemando il grado e la forza e la frequenza delle sensazioni, passioni, azioni e piaceri materiali, e la capacità di essi ec.; riconcentra orribilmente l’amor proprio, lo rivolge tutto sopra se stesso e in se stesso, per conseguenza l’aumenta sopra ogni credere, lo spoglia o impoverisce di distrazione ed occupazione ec. ec. Il selvaggio e per natura del suo corpo e de’ suoi costumi e della sua società, essendo men vivo di spirito, cioè propriamente men vivo, è meno infelice del civile, senza paragone alcuno. Cosí il villano, l’ignorante, l’irriflessivo, l’uom duro, stupido, è, o per natura o per abito, inerte di mente, d’immaginazione, di cuore ec. ec. a paragone dell’uomo ec. La civiltà aumenta a dismisura nell’uomo la somma della vita (s’intende l’interna), scemando a proporzione l’esistenza (s’intende la vita esterna). La natura non è vita, ma esistenza, e a questa tende, non a quella. Perocché ella è materia, non spirito, o la materia in essa prevale e dee prevalere allo spirito (e cosí accade infatti costantemente in tutte l’altre sue parti sí animate che inanimate, e  (3937) vedesi che tale è la sua intenzione, e che le cose sono ordinate a questo risultato universalmente e particolarmente, secondo le loro specie e lor differenze e proporzioni scambievoli, ma nel tutto il risultato è quello che ho detto), al contrario di ciò che accade nell’individuo e nel genere umano civilizzato, per propria natura della civiltà - ec. ec. - Vedi il pensiero precedente (28 novembre 1823). - Segue ancora da questi principii che la vita attiva, come piú materiale e abbondante piú di esistenza che di vita propria, la vita ricca di sensazioni ec. è naturalmente, e secondo la natura sí propria sí universale, piú felice che la contemplativa ec. la qual è il contrario. Vedi pag. seg.