Pagina:Zibaldone di pensieri VII.djvu/220

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risultato di questa comparazione sarà che gli stili antichi e le stampe moderne paion fatte per la posterità e per l’eternità; gli stili moderni e le stampe antiche, per il momento, e quasi per il bisogno (anche le stampe italiane d’oggi, benché non possano sostenere il paragone delle francesi e inglesi, non temono però quello di tutte l’altre, anzi sono sicure di uscirne vittoriose; e molte stampe italiane che oggi non paiono piú che ordinarie, sarebbono parute splendide nel secolo passato, magnifiche e principesche nei precedenti).


     Noi però abbiamo buonissima ragione di non porre piú che tanto studio intorno allo stile dei libri, atteso la brevità della vita che essi in ogni modo (non ostante la bontà della stampa) sono per avere. Se mai fu chimerica la speranza dell’immortalità, essa lo è oggi per gli scrittori. Troppa è la copia dei libri o buoni o cattivi o mediocri che escono ogni giorno, e che per necessità fanno dimenticare quelli del giorno innanzi, sian pure eccellenti. Tutti i posti dell’immortalità in questo genere, sono già occupati. Gli antichi classici, voglio dire, conserveranno quella che hanno acquistata, o almeno è credibile che non morranno cosí tosto. Ma acquistarla ora, accrescere il numero degl’immortali; oh questo io non credo che sia piú possibile.  (4270) La sorte dei libri oggi, è come quella degl’insetti chiamati efimeri (éphémères): alcune specie vivono poche ore, alcune una notte, altre 3 o 4 giorni; ma sempre si tratta di giorni. Noi siamo veramente oggidí passeggeri e pellegrini sulla terra: veramente caduchi: esseri di un giorno: la mattina in fiore, la sera appassiti o secchi: soggetti anche a sopravvivere alla propria fama, e piú longevi che la memoria di noi. Oggi si può dire con verità maggiore che mai: Οἵη περ φύλλων γενεὴ, τοιήδε καὶ ἀνδρῶν (Iliade, VI, v.146). Perché non ai soli letterati, ma ormai a tutte le professioni è fatta impos-