Pagina:Zibaldone di pensieri VII.djvu/339

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330 pensieri (4391-4392)

tiranno o vedranno rider cosí, vi rivolgeranno gli occhi, vi guarderanno con rispetto, se parlavano taceranno, resteranno come mortificati, non ardiranno mai rider di voi, se prima vi guardavano baldanzosi o superbi, perderanno tutta la loro baldanza e superbia verso di voi. In fine il semplice rider alto vi dà una decisa superiorità sopra tutti gli astanti o circostanti, senza eccezione. Terribile ed awful è la potenza del riso: chi ha il coraggio di ridere, è padrone degli altri, come chi ha il coraggio di morire (23 settembre 1828).


*    Alla p. qui dietro. Tutto ciò in quanto a possibilità o verisimiglianza. Ma in quanto a tradizione, par ch’ella provi che i libri in prosa o non precedettero, o solo di poco tempo, quegli in versi; poiché essa tradizione mette le prime prose greche nel principio del  (4392) sec. VI av. G. C., tempo di Pisistrato, che raccolse i versi Omerici, e tempo abbondante di altri poeti, i quali non pare al Wolf che potessero mancar di scrittura. Certo che di essi la tradizione non porta, come di Omero, che i loro versi fossero raccolti e scritti posteriormente. Nondimeno, benché la tradizione non porti ciò neppur di Esiodo 1 (onde il Vico, lib. III, p. 400. Talché Esiodo, che lasciò opere di sé scritte, poiché non abbiamo autorità che da’ rapsodi fusse stato, com’Omero, conservato a memoria, si dee porre dopo de’ Pisistratidi), pure il Wolf pone anche Esiodo fra que’ poeti che non iscrissero, e le poesie esiodee (che egli reputa di vari autori) fra quelle che furono conservate lungamente per sola memoria. - Certior quidem historia adhuc saeculo VI et V ante Chr. Simonidi Ceo atque Epicharmo Siculo, antiquae Comoediae principi, satis insignes partes tribuit in litteris complendis et inveniendis

  1. (Vedi p. 4397)