Pagina:Zibaldone di pensieri VII.djvu/423

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414 pensieri (4480-4481)



*    Alla p. 4438. E che altro che una diascheuasi era quella onde o libri interi, o passi e frammenti d’autori greci, dal dialetto in che erano scritti originalmente, venivano ridotti al parlar greco comune, e talora anche a qualche altro dialetto? (Orelli, ib., t. II, p. 720, fine) cosa frequentissima. Cosí il moderno editore del libro περὶ τῆς τοῦ παντὸς φύσεως che porta il nome di Ocello lucano, Rudolph (Rudolphus), crede quel libro e dorica dialecto in communem conversum (Orelli, ib., p. 670, fine, p. 671, linea 9): e in fatti, che che sia dell’autenticità, certo assai sospetta, di quel libro (Orelli, ib., Niebuhr, Storia romana ec.), la quale il Rudolph si sforza di sostenere contro il Meiners (che la combatte in Geschichte der Wissenschaften in Griechenland und Rom), certo è che, mentre il libro si legge ora in lingua comune, se ne trovano appresso Stobeo (colla citazione del titolo di esso libro) alcuni passi in dialetto dorico (Libellus περὶ τῆς τοῦ παντὸς φύσιος etiamnum exstat integer: quanquam non Dorica dialecto qualis primum scriptus ab Ocello fuerat, ut ex fragmentis a Stobeo servatis perspicue apparet: sed a Grammatico aliquo ut facilius a lectoribus intelligeretur, in κοινὴν dialectum transfusus... Loca ex hoc Ocelli libro ap. Stob., Eclog. phys., p. 44-45 (libro 1, c. 24, ed. Canter.). Vide et p. 59. - Fabricius, Bibliotheca Graeca, t. I, p. 510 seg.) (2 aprile 1829). Cosí nei Florilegi di Stobeo, d’Antonio e di Massimo, e in questi ultimi due specialmente, molti frammenti di diversi autori sono mutati dall’ionico, o da altro de’ dialetti greci, nel dir comune (Orelli, ib., p. 729,  (4481) num. 6, t. I, p. 114, linea 26, p. 515, linea 14-16 ec.) (2 aprile 1829, Recanati).


*    Odio verso i nostri simili. Galateo morale. Umanità degli antichi. - Da che viene quel fenomeno sí incontrastabile, sí universale senza eccezione; che è impossibile essere spettatori di un piacer vivo, pro-