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zola

donna veniva per comprare e quanto comprerebbe; poi dominava la cliente imponendole ciò che voleva lui, per persuaderla che sapeva meglio di lei stessa quanto le conveniva.

— Che sorta di seta desidera la signora? — chiese piú amabilmente che poté.

La Desforges non aveva aperto bocca, e già egli riprese:

— Ho capito: eccola qui!

Quando la pezza della «Parigi-Paradiso» fu spiegata da una parte del banco, tra mucchi d’altre sete, la Marty e la sua figliuola si avvicinarono. L’Hutin, un po’ inquieto, capí che si trattava da principio di un vestito per quelle due. La Desforges dava dei consigli all’amica con poche parole scambiate a mezza voce.

— Eh! sicuro, questo s’intende! — mormorava — una seta da cinque e sessanta, non sarà mai una seta da quindici franchi e nemmeno da dieci!

— È uno straccetto — ripeteva la Marty. — Ho paura che per un mantello non abbia abbastanza consistenza.

Questa osservazione indusse l’Hutin a metter bocca nel discorso. Sorrideva e aveva la cortesia esagerata di chi non si può ingannare:

— Ma, signora, la morbidezza è il vero pregio di questa seta: non s’incincigna mai... E proprio ciò che ci vuol per lei.

Le signore, a quel tono cosí sicuro, si chetarono. Avevano ripigliata la stoffa e la esaminavano da capo, quando si sentirono toccare sulla spalla. Era la Guibal che da un’ora passeggiava pel magazzino dando ai suoi occhi la gioia di tante belle cose ammucchiate, senza comprare


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