Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/157

Da Wikisource.

il paradiso delle signore

nemmeno un metro di bordato. Le chiacchiere si riaccesero ardenti.

— Come, come! proprio voi?

— Sí, sono io, ma un po’ sgualcita dalle spinte!

— Che affare! ce n’è della gente!... non ci si rigira piú.

— E il salotto orientale?

— Stupendo!

— Che trionfo, Dio mio! che trionfo!... State con noi, andremo insieme di sopra.

— No, grazie; ne scendo proprio ora.

L’Hutin aspettava, nascondendo la sua impazienza col sorriso che aveva sempre sulle labbra. Ma dunque lo volevano tenere li delle ore? Veramente le signore si davano troppo poco pensiero di lui; quello era un vero rubare. Finalmente la Guibal se n’andò, e continuò la sua lenta passeggiata girando con molta ammirazione intorno alla grande vetrina delle sete.

— Io, se fossi in voi, comprerei il mantello bell’e fatto — disse la Desforges tornando di colpo alla «Parigi-Paradiso» — e vi costerebbe meno caro.

— È vero che con le guarnizioni e la fattura... — mormorò la Marty. — E poi si può scegliere.

Tutt’e tre si erano alzate. La Desforges riprese, volgendosi all’Hutin:

— Conduceteci al «vestiario».

Restò come fulminato; a fiaschi cosí grossi non c’era avvezzo. Ma come? la signora bruna non comprava nulla? Dunque s’era ingannato?

Lasciò andare la Marty e insisté con l’Enrichetta volgendo su di lei tutta la sua potenza di esperto venditore:


155