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fiutato lungamente la gran barba bianca, disgustato forse dall’odore di colla, tornò a dormir sulla panchina, mentre Bose rimaneva grave e pensoso.
— Non importa: io se fossi in te, piglierei lo Sciampagna.
al caffè, è migliore disse d’un tratto a Fontan che finiva la sua storiella.
— E cominciato! strillò la voce prolungata e fessa dell’avvisatore. È cominciato! È cominciato!
Il grido vibrò per un momento; s’udì un rumore di passi veloci.
Dall’uscio del corritoio rapidamente aperto, penetrò un'onda sonora di musica, un lontano rumore, e la porta ricadde, s’udì il colpo sordo del battente imbottito.
Di nuovo, una quiete pesante dominava nel foyer degli are tisti come se fosse a cento leghe da quel [teatro, ove una immensa folla applaudiva. Simona e Clarissa parlavano tuttavia di Nana. Eccone una che non si affannava per certo!
Anche il dì prima non era entrata in scena a tempo. Ma all’improvviso tutti si tacquero: una ragazza alta aveva cacciato dentro la testa, poi, vedendo che sbagliava, era scappata in fondo all’andito. Era Satin in cappello e veletta, dandosi l’aria da signora che è in visita.
— Un buon capo! mormorò Prullière, che da un anno la.
Vedeva al caffè della Varietà.
E Simona narrò come Nana, avendo riconosciuto in Satin una sua amica di scuola, s’era presa di grand’amore per lei e tormentava Bordenave perchè la facesse esordire.
— To’! buona sera, disse Fontan, stringendo la mano di Mignon e di Fauchery che entravano.
Anche il vecchio Bose sporse la punta dello dita, mentre le due donne abbracciavano Mignon.
— C’è un bel teatro stasera? chiese Fauchery,
— Oh! magnifico! rispose Prallière. Bisogna vedere come mordon all’amo....
— Sentite mo’, ragazzi, fe’ osservar Mignon. Pare che tocchi a voi. SA
— Sì, a momenti. Non erano che di quarta scena. —
Il solo Bose s'alzò, con l’istinto del vecchio comico che