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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/121

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Mentre Clarissa passava correndo, Simona la chiamò: ma quella rispose che tornava subito, ed invero riapparve quasi immediatamente, battendo i denti sotto la tunica leggera e da sciarpa d’Iride.

— Perdinci! disse, non fa caldo. Ed io che ho lasciata la mia pelliccia in camerino.

Poi, in piedi davanti al caminetto abbrustolandosi le gambe, la cui maglia prendeva dei riflessi ondati di un roseo vivissimo, riprese:

— Il principe è giunto.

— Ah! gridarono gli altri con curiosità.

— Si: gli è per ciò che correvo.., volevo vederlo. È nel primo proscenio di destra, lo stesso di giovedì. Che ne dite, eh? È la terza volta che viene in otto giorni. È pur fortunata quella Nana!... Io avrei scommesso che non sarebbe più venuto.

Simona apriva la bocca; ma le sue parole farono coperte da un nuovo grido che scoppiò vicino al foyer. La voce stridula dell’avvisatore gridava nell’andito a tutta gola:

— «È ora! è ora!»

— La comincia a esser bella; tre volte, disse Simona quando poté parlare. Sapete che non vuol andar lei: se la conduce via con sè. E sembra che ciò gli costi per bene!

— Per bacco! quando si va fuori di casa! mormorò malignamente Pralliére alzandosi per darsi un’occhiata nello specchio con uno sguardo da bell’uomo, adorato dai palchetti.

— Il segnale è dato! Il segnale è dato! ripeteva la voce sempre più lontana dell’avvisatore, che correva per i diversi piani e per la scale.

Allora, Fontan, il quale sapeva come erano andate le cose tra Nana ed il principe la prima volta, narrò la storia alle due donne, strette contro di lui, rompendo in alte risa, quand’egli si chinava per dar qualche intimo ragguaglio.

Il vecchio Bose, pieno d’indifferenza, non sì era mosso; quelle storie non lo commovevano più. Accarezzava un gattone fulvo che dormiva raggomitolato beatamente sul sedile; ed alla fine se lo pigliò in grembo con la bonarietà d’un’re da commedia, Il gatto inarcava la schiena; poi, dopo aver