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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/212

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tenebre, balbettando parole sconnesse. Quella donna mentiva. Essa aveva inventato una cosa simile per stupidaggine, per crudeltà. Egli avrebbe dovuto schiacciarle il capo quando la teneva sotto il suo tallone. Era troppo l’obbrobrio, final mente; mai più la rivedrebbe, non la toccherebbe più mai; o bisognerebbe che fosse ben vigliacco.

E respirava forte, con un senso di liberazione. Ah! quel mostro nudo, stupido, cuocendo come un’ oca, insozzando di bava tutto ciò ch’egli rispettava da quarant’anni!

La luna si era scoperta, uno strato di luce bianca piovve sulla via deserta. Ebbe paura e scoppiò in singhiozzi, repentinamente disperato, impazzito, come fosse caduto in un vuoto immenso.

— Mio Dio! balbettò, la è finita, non c’è più nulla.

Lungo i boulevards, delle persone in ritardo affrettavano il passo. Si studiò di calmarsi. Il racconto di quella creatura ricominciava sempre nella sua testa in fuoco, avrebbe voluto discutere i fatti. Era l’ indomani mattina che la contessa doveva ritornare dal castello della signora di Chezelles. Nulla, infatti, le avrebbe impedito di ritornare a Parigi la sera prima e di passare la notte in casa di quell’uomo. Gli si affacciavano ora alla mente certe circostanze del loro soggiorno alle Fondette. Una sera, aveva sorpreso Sabina sotto gli alberi, così commossa, che non sapeva rispondergli. L’uomo era là; perchè non sarebbe ella presso di lui, in quel momento?

Più ci pensava, più la cosa diventava possibile; finì col trovarla necessaria, naturale.

Mentre egli si metteva in maniche di camicia presso una donna di mal affare, sua moglie si svestiva nella camera di un amante; nulla di più semplice, nè di più logico.

E ragionando in tal modo, si sforzava di rimaner freddo, calmo. Era la sensazione di una caduta nel delirio della carne, che si allargava, invadeva, trasportava seco il mondo intero, intorno a lui.

Lubriche immagini lo perseguitavano. Nana nuda, evocò di repente Sabina nuda. A quella visione, che le ravvicinava in un vincolo d’ inverecondia sotto lo stesso soffio del desiderio, egli inciampò.