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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/233

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Fontan, da uomo di spirito superiore, dichiarò che tutti gli omini ammodo erano bestioni degni di sprezzo. Nana, da «quel momento, fa piena di un superbo disdegno.

In quella sera appunto, andarono al teatro dei Bouffes, ad assistere al debutto, in una particina di dieci linee, di una donnina che Fontan conosceva.

Era circa il tocco dopo la mezzanotte, quando risalirono a piedi le alture di Montmartre.

In via Chaussée-d’Atin, avevano comperato una stiacciata e la mangiarono a letto, perchè faceva fresco, e non valeva la pena di accendere il fuoco.

Postisi a sedere sul letto, vicini l’una all’altro, colla coltre fino alla cintola, i guanciali sovraposti dietro il dorso, cenavano, discorrendo della debuttante. Nana la trovava brutta, e senza chic. Fontan, coricato sul davanti, porgeva a Nana le fette della focaccia, posta sul tavolino da notte, fra il candeliere e gli zolfini. Ma alla fine si bisticciarono.

— Oh! se si può dire una cosa simile! gridava Nana. Essa ha degli occhietti come dei fori da succhiello, e dei capelli color di stoppa.

— Taci un po’! ripeteva Fontan. Una capigliatura stupenda, degli sguardi pieni di fuoco... Non è buffa che vi mangiate sempre fra voi, voi altre donne!

Aveva l’aria stizzita.

— Andiamo, ve n’è già di troppo! disse finalmente con voce brutale. Lo sai, non amo ai essere seccato... dormiamo, o la finirà male.

E spense il lume.

Nana, furente, continuava: non voleva le si parlasse su quel tono: ere avvezza ad essere rispettata; siccome ei non rispondeva più, dovette tacersi. Ma non poteva prender sonno si voltava e si rivoltava.

— Sacr...o! hai tu finito di rigirarti? gridò lui ad un tratto con un brusco salto..

— Non è colpa mia se ci sono delle bricciole nel letto, rispose asciutta.

Infatti vi erano bricciole. Essa ne sentiva fin sotto alle coscie. Una sola bastava a darle fastidio, a far che si grat-