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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/363

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sica veglia di follia, radunava tutta la gioventù galante: una combriccola di gente d’alta condizione che si cacciava nel fango di brutalita e di imbecillità degne del più basso servidorame.

La folla si pigiava sotto le ghirlande di becchi di gaz; delle giubbe nere, degli abbigliamenti sfarzosi delle donne scollacciate, indossando vecchi vestiti buoni ad essere messi in brandelli, giravano, saltavano, urlavano, eccitati da immensa ubbriachezza.

A trenta passi di distanza, non si udiva più l’orchestra. Nessuno ballava.

Dei motti stupidi, ripetuti senza motivo, circolavano fra le risate.

Quella gente faceva l’ impossibile per apparir buffa.

Sette donne, chiuse nella guardaroba, piangevano per venir liberate.

Una cipollina trovata e messa all’asta, aveva raggiunto il prezzo di due luigi.

In quella arrivava Nana, colla veste bianca ed azzurra delle corse.

Le venne offerta la cipollina, in mezzo ad un rimbombo d’applausi.

L’afferrarono, e tre signori la portarono in trionfo nel giardino saccheggiato, attraverso ai prati calpestati, alle macchie sventrate, e siccome l’orchestra faceva ostacolo, la presero d’assalto, spezzando seggiole e leggii.

La polizia permetteva, con paterna bonarietà, quelle licenze.

Soltanto al martedì, Nana si sentì rimessa dalle grandi emozioni della vittoria. Ciarlava alla mattina con la Lerat, venuta a dirle che Gigino era malato per essere rimasto troppo tempo all’aria il giorno delle corse.

Una novità agitava, commoveva Parigi.

Vandeuvres, escluso dal campo delle corse, respinto nella stessa sera al Circolo Imperiale, s’era abbruciato vivo coi suoi cavalli.

— Me l’aveva detto, ripeteva la giovane donna. Era 1 on pazzo colui... Ho avuto una bella tremarella jersera, quando m’hanno