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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/379

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— Sabina è matta, rispondeva la de Joncquoy. L’avete veduta alla porta ove lei ed il conte stanno a ricever gli ospiti? La si scorge da qui.... Ha messo tutti i suoi diamanti.

Le due signore si alzarono un momento per esaminare da lontano il conte e la contessa, che continuavano a ricevere la gente.

La contessa, in veste bianca, guarnita di stupenda trina d’ Inghilterra, era sfolgorante di bellezza:: giovine, gaia, con un riflesso d’ebbrezza nel suo continuo sorriso. Vicino di lei, il Conte, invecchiato, un po’ pallide, sorrideva anche lui col solito contegno calmo e dignitoso.

— Essa finirà coll’assoggettarselo del tutto, riprese la Chantereau. Quando penso che una volta egli era il padrone qui... che non vi sarebbe entrata una seggiola senza il suo permesso.... Sabina ha mutato le consuetudini: è ella padrona ora. Vi ricordate quando non voleva rimetter a nuovo il salotto? Oggi è il palazzo che ha rinnovato!

Ma tacquero: la Chezelles passava, seguita da una brigata di giovinotti, facendo le meraviglie, ammirando, approvando con esclamazioni.

— Oh! stupendo! impareggiabile! Che buon gusto!

E gridò da lungi alle due signore:

— Che vi dicevo io? Non c’è nulla di più bello che codeste antiche catapecchie quando vengon restaurate! Assumono uno chic... non è vero? Somiglian ai palazzi del gran secolo. Ora, Sabina può ricevere.

Le due vecchie signore si erano sedute di nuovo, abbassando ancor più la voce, parlando del matrimonio di Estella, che faceva meravigliare molti. Estella era passata in quel mentre, vestita di seta rosa, sempre magra e senza forme, col suo viso muto da vergine.

Aveva accettato placidamente Daguenet; non mostrava nè gioia nè tristezza, fredda e bianca come in quelle sere d’inverno in cui metteva de’ ceppi sul fuoco. Quella festa data per lei, quei lumi, quei fiori, quella musica non le suscitavano nessuna commozione.

— È un avventariere, a quanto si dice, mormorò la Chantereau. Io non lo conosco.