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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/387

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Sabina lusingava la sua vanità, Rosa lo divertiva di più.

Questa d’altronde aveva per lui una vera passione, una tenerezza simile alla fedeltà coniugale, che faceva disperare Mignon.

— Ascolta, voglio un’ informazione, ripeteva La Faloise che aveva preso il braccio del cugino: vedi laggiù quella signora

vestita di bianco?

Dacchè la sua eredità gli dava un’insolente sicurezza, La Faloise si piaceva a burlare Fauchery con ostentazione, voJendo soddisfar un antico rancore e vendicarsi dei motteggi di cui era stato oggetto nello sbarcar dalla sua provincia.

— Sì, quella signora che ha tante trine...

Il giornalista si rizzava in punta di piedi senza comprendere ancura.

— La contessa? disse alla fine.

— Appunto, caro mio. Ho scommesso dieci luigi... Dimmi: ha le cosce magre sì o no?

E scappò a ridere, felice d’aver burlato quel tomo che lo aveva fatto restar di stucco altrevolte, quando egli gli chiedeva se la contessa aveva amanti.

Fauchery, senza punto meravigliarsi, lo guardava fisso.

— Va là, cretino! disse finalmente, stringendosi nelle spalle.

Poi scambiò strette di mano con Hugon, Foucarmont e Steiner, mentre la Faloise, sconcertato, non era più sicuro di aver detto una cosa buffa.

Le chiacchere ricominciarono.

Dopo il giorno delle corse, il banchiere e Foucarmont facovano parte della combriccola del viale Villiers; Nana stava molto meglio, il conte andava ogni sera ad informarsi della sua salute.

Fauchery però era preoccupato.

In quella mattina, Rosa, dopo una scena, gli aveva spiattellato sfacciatamente la storia della lettera; sì, poteva presentarsi dalla sua signora dell’alta società, sarebbe ben ricevuto.

Dopo lungo esitare, Fauchery era venuto nondimeno per coraggio. Ma la stupida celia di La Faloise lo turbava, sotto la sua apparente tranquillità.