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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/399

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la voce di suo fratello lo arrestò; inchiodato dietro la porta intese tutta la scena, i baci, l’offerta di matrimonio. Un orrore lo agghiacciava, se ne andò, imbecillito, colla sensazione di an gran vuoto sotto il cranio. Fa solamente in via Richelieu, nella sua stanza, al disopra dell’appartamento di sua madre, che il suo core scoppiò in furenti singhiozzi. Questa volta non poteva più dubitare. Un’immagine abbominevole si levava sempre davanti a’ suoi occhi, Nana nelle braccia di Filippo, e ciò gli sembrava un incesto, Appena riusciva a calmarsi, il ricordo tornava, una nuova crisi di rabbia gelosa lo gettava sul letto, mordendo le lenzuola, gridando parole infami che lo facevamo impazzire maggiormente. La giornata passò in tal modo, accusò un mal di capo per starsene rinchiuso. Ma la notte fa ancor più terribile, una febbre di delitto lo scoteva, in mezzo ad incubi incessanti. Se suo fratello avesse dimorato in casa, sarebbe andato ad ucciderlo con un colpo di coltello. All’alba, volle ragionare. Era lui the doveva morire, si getterebbe dalla finestra quando passasse un 0mnibus. Tuttavia, verso le dieci uscì; percorse Parigi, errò sui ponti, provò all’ultimo momento, l’invincibile bisogno di ri- ’ vedere Nana. Forse con una parola ella lo salverebbe. E le tre suonavano, mentre entrava nel palazzo del viale Villiers. Verso mezzogiorno, una terribile notizia aveva colpita la signora Hugon. Filippo era in prigione dalla sera innanzi, accusato d’aver sottratto dodicimila franchi alla cassa del reggimento. Da tre mesi, ei si appropriava piccole somme, nella speranza di rifonderle, dissimulando il deficit, con documenti falsi; e questa frode riusciva sempre, grazie alle negligenze del Consiglio di amministrazione. La vecchia signora atterrita in faccia al delitto del figlio, ebbe un primo grido di sdegno contro Nana; conosceva la tresca di Filippo, le sue tristezze provenivano da questa disgrazia che la riteneva a Parigi, per paura di una catastrofe; ma giammai ella aveva temuto una simile onta, ed ora, si rimproverava i suoi rifiuti di denaro come una complicità. Caduta su d’una poltrona, colle gambe paralizzate, ella sentivasi inutile, incapace d’agire, inchiodata lì per morirvi. Però, il pensiero repente di Giorgio la consolò: Giorgio le restava, lui poteva agire, sal-