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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/401

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Nana sconvolta da quella scena, mangiò male a colazione. Questa volta bisognava sbarazzarsi da costui. Per ben dieci volte aveva messo da parte quel denaro, ma era sempre sfumato, un giorno in fiori, un altro giorno per una sottoscrizione fatta a favore d’un vecchio gendarme. D’altronde essa contava su Filippo, si meravigliava anzi di non vederlo coi suoi dugento franchi. Era una vera disdetta, due giorni prima aveva rifornito Satin, tutto un corredo, quasi mille e duecento franchi in abiti e biancherie, non le restava più un sol luigi.

Verso le due, mentre Nana cominciava ad essere inquieta, Labordette sopraggiunse coi disegni pel letto. Fu una diversione, un colpo di gioia che fece scordare ogni cosa alla giovane. Batteva le mani, ballava. Poi, gonfia di curiosità, chinata sopra una tavola del salotto, esaminò i disegni che Labordette le spiegava.

- Vedi, quest’è la navicella; in mezzo, un mazzo di rose aperte, poi una ghirlanda di fiori e bottoni; le foglie saranno in oro verde, in oro rosso.... Ed ecco qui il gran fregio del capezzale, una ridda di amorini sopra un pergolato d’argento. Ma Nana lo interruppe nel trasporto dell’estasi.

— Oh! com’è buffo il piccino, quello dell’angolo, che -ha il culino per aria... eh! e quel riso malizioso! Hanno tutti degli occhi così procaci!... Sai, caro mio, non oserò mai far sciocchezze in faccia a loro!

Essa era in una soddisfazione d’orgoglio straordinaria. Gli orefici avevano detto che nessuna regina si coricava in un letto simile a questo. Solamente, si presentava una semplicazione. Labordette le mostrò due disegni pel fregio dei piedi, l’uno che riproduceva il motivo del capezzale, l’altro che era tutto un soggetto, la Notte avvolta nei suoi veli, e di cui un Fauno scopriva la splendente nudità. Aggiunse che se ella sceglieva quel soggetto, gli orefici avevano l’ MISSIONE dj dare alla Notte le sue stesse sembianze.

Quest’idea, di un gusto arrischiate, la feee impallidir dal piacere. Si vedeva già riprodotta in statuetta d’argento, nei simbolo delle notturne voluttà. ’

— Ben inteso che non poseresti ché pel viso e le spalle, disse Labordette.