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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/402

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Essa lo guardò placidamente.

— Perchè?.. dal momento che si tratta: di un’opera d’arte, m’importa assai dello scultore che mi copierà!..

Era cosa intesa: ella sceglieva il Lante disegio, Ma lui la fermò. Ai

— Aspetta... son seimila franehi di più.

— Bella questa! me ne’importa assati gridò lei, scoppiando

in una risata. Non è il mio piceolo muso che ha il sacco? Ormai, co’ suoi intimi, ella chiamava così il conte Maffat e quei signori non la-interrogavano più altrimenti sul di lui conto. «Hai veduto il tuo piccolo muso ier sera?... To”! credevo di trovar qui il tuo piccolo muso!» Una semplice famigliarità che non si permetteva però ancora in sua pre senza.

Labordette rotolò i disegni, dando le ultime spiegazioni gli orefici s’impegnavano di dare il letto pronto fra due mesi, verso il 25 dicembre; uno scultore verrebbe entro uua setti mana per l’abbozzo della statuina della. Notte. Mentre lo accompagnava fino al vestibolo, Nana si ricordò del fornaio. E bruscamente:

— AÀ proposito! non avresti dieci luigi con Ha?

Una massima di Labordette, di cui si lodava assai, era di non prestar mai denaro alle donne. Dava sempre la stessa risposta:

— No, figliuola mia, sono al verde.. Ma vuoi dhe: vada dal tuo piccola muso?

Essa rieusò, era inutile. Due giorni prima s’era fatta dare cinquemila franchi dal conte. Tuttavia rimpianse la sua discrezione. Dietro a Labordette, benchè fossero appena le due e mezza, il fornaio ricomparve; s’installò su una panca nel vestibolo, brutalmente, bestemmiando ad alta voce. La giovane lo sentiva dal piano superiore. Essa impallidiva, soffriva sopratutto di sentir elevarsi fino a lei la sorda gioia della servitù. Si scoppiava dal ridere in cucina; il cocchiere spiava dal fondo del cortile; Francesco attraversava senza motivo il vestibolo, poi si affrettava d’andar a recar notizie, dopo aver gettato al fornaio un sogghigno d’intelligenza. S’infischiavano della signora, coloro, le muraglie scoppiavano,