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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/403

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ella si sentiva isolata nel disprezzo del servidorame che la spiava e la inzozzava di motteggi da trivio. Allora, abbandonò l’idea che aveva avuto di domandare ad imprestito i centotrenta franchi a Zoè; le doveva già del denaro, era troppo fiera per esporsi ad un rifiuto. Era presa da tale emozione che tornò in casa parlando ad alta voce: — Va là, va là, figliuola mia, non contar che su te stessa... Il tuo corpo ti PA e val DegnI servirtene che subire un affronto.

È senza nemmeno chine Zoò, si. DETSA, febbrilmente per correre dalla Tricon. Era la suprema risorsa, nelle ore di gravi imbarazzi. Ricercatissima, sempre sollecitata dalla vecchia signera, essa ricusava o si rassegnava secondo il bisogno; e i giorni ormai sempre più frequenti, in cui si faceva qualche breccia nel suo treno regale, era sicura di trovar là venticinque luigi che l’aspettavano. Si recava dalla Tricon, colla facilità dell’abitudine, come le povera gente si reca al

Monte di Pietà.

Ma, nell’ uscir di camera, s’urtò in Giorgio, ritto in mezzo al salotto. Won rimarcò il sao pallore di cera, la luce fosca dei suoi occhi sbarrati. Ebbe un sospiro di sollievo.

— Ah! vieni da parte di tuo fratello!. — No, disse il ragazzo facendosi ancor più livido Allora, ella, ebbe un gesto di disperazione. Che cosa voleva dunque, perchè le sbarrava la via? Vediamo, lei aveva

fretta.

Poi ritornando:

— Non hai denaro, tu?

— No.

— È vero, sono pur sciocca! mai un quattrino, nemmeno

i sei soldi pel loro omnibus... La mamma non vuole.... Ed ecco degli uomini!

E fuggiva via. Ma lui la trattenne, voleva parlarle. Lei, andandosene, ripeteva che non aveva tempo, allorchè la fermò con una parola.

— Senti, so che stai per sposare mio fratello.

Questa, per esempio, era buffa. Ella si lasciò cadere su d’una seggiola, per ridere a suo bell’agio