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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/407

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quel corpo che l’imprigionava, e le impediva di correre a chieder soccorso.

— Zoè! Zoè! vieni dunque... fallo smettere... la è stupida, alla fine, un ragazzo, così!... Ecco che sì uccide ora! e in casa min! s’è mai visto!

Ei le faceva paura. Era bianco, bianco, cogli occhi chiusi. La ferita non sanguinava quasi, appena una qualche goccia, di cui la piccola macchia perdevasi sotto il panciotto. Ella si decideva a passare sul corpo, quando un’apparizione la fe’ indietreggiare. Rimpetto a lei, dalla porta del salotto, rimasta spalancata, una vecchia signora si inoltrava. E riconosceva la signora Hugon, atterrita, non sapendo spiegarsi la di lei presenza. Indietreggiava sempre, aveva ancora i guanti ed il cappello. Il suo terrore fu tale, che prese a scolparsi con voce tremula:

— Signora, non son io, vi giuro... Egli voleva sposarmi, ho detto di no, e s’è ucciso.

Lentamente, la signora Hugon si accostava, vestita di nero, il viso pallidissimo, co’ suoi capelli bianchi. In carrozza, l’idea di Giorgio era scomparsa, occupata, ripresa tutta intera dal fallo di Filippo. Forse quella donna potrebbe dare ai giudici «delle spiegazioni che li commoverebbero; e le veniva l’idea di supplicarla perchè deponesse in favore di suo figlio. Giù, le porte del palazzo erano aperte, saliva con esitanza le scale colle sue gambe malferme, quando, ad un tratto delle grida di spavento l’avevano guidata. Poi, di scpra, un uomo stava in terra disteso, colla camicia macchiata di sangue. Era Giorgio, era l’altro suo figliuolo.

Nana ripeteva, in tono da ebete:

— Voleva sposarmi, ho detto di no, e s’è ucciso.

Senza un grido, la signora Hugon si chinò. Sì, era l’altro, era Giorgio. L’uno disonorato, l’altro assassinato. Ciò non la sorprendeva, nel crollo di tutta la sua vita. Inginocchiata sul tappeto, ignorando ove si trovasse, non scorgendo nessuno, ella guardava fisso il volto di Giorgio, ascoltava, con una mano sul cuore di lui. Poi, mandò un lieve sospiro. Aveva sentito battere il cuore. Allora, alzò la testa, esaminò quella camera e quella donna, e parve rammentarsi. Una fiamma si accen-