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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/408

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deva nelle sue vuote pupille, ella era così grande e così ter— ribile nel suo silenzio, che Nana tremava, continuando a. scolparsi, al di sopra di quel corpo che le separava.

— Vi giuro, signora.... Se suo fratello fosse qui, potrebbe spiegarti...

— Suo fratello ha rubato; è in prigione, disse la madre, duramente.

Nana rimase strozzata. Ma perchò tutto questo? l’altro aveva rubato, adesso! erano dunque pazzi, in quella famiglia!

Essa non lottava più, non avendo l’aria di essere in casa. propria, lasciando la signora Hugon dare degli ordini. Alcuni domestici erano accorsi finalmente, la vecchia signora volle assolutamente che portassero Giorgio svenuto nella sua carrozza.

Preferiva ucciderlo, ma toglierlo da quella casa.

Nana seguiva co’suoi sguardi esterrefatti i servi che trasportavano quel povero Zizi, tenendolo per le spalle e per le gambe. La madre andava dietro, spossata oramai, appoggiandosi ai mobili, come gettata nel nulla di tutto ciò che essa amava. Sul pianerottolo ebbe un singulto, si rivolse e disse per due volte:.

— Ah! voi ci avete fatto del gran male!. ci avete fatto del gran male!

E fu tutto. Nana si era seduta, nel suo stupore; ancora in guanti e col cappello in testa. Il palazzo ricadeva in un profondo silenzio, la carrozza era partita: ed essa rimaneva immobile, non avendo un’ idea, la testa confasa rintronata di quella storia. Un quarto d’ora dopo, il conte Muffat la trovò allo stesso posto. Ma allorà potè sfogarsi con un flusso strabocchevole di parole, contandogli la disgrazia, ritornando venti volte sugli stessi dettagli, raccogliendo le forbici macchiate di sangue per rifare il gesto di Zizi, quando si era colpito. E sopratutto le stava a cuore di provare la sua innocenza.

— Vediamo, caro, è colpa mia? Se tu fossi la giustizia, mi condanneresti?... Non ho detto io a Filippo dì pipparsi il ranocchio, sicuramente; come pure non ho spinto quel povero infelice a massacrarsi... In tutta questa faccenda, la più in-